La posizione geografica di Piedimonte Matese rende questa cittadina incantevole, porta naturale del Matese e centro del parco regionale del Matese; punto di partenza di interessanti escursioni in montagna alla scoperta di innumerevoli varietà floreali e faunistiche, conserva un vasto patrimonio d’arte e numerose e di notevole pregio sono le testimonianze artistiche che la storia ha lasciato nelle vie, nelle chiese, nei palazzi del centro storico.
Situato in un territorio ancora incontaminato alle estreme pendici meridionali del Matese, ai piedi del monte Cila, della Terrazza di Castello e del monte Muto, ed allo sbocco di tre valli, Paterno, del Rivo e del Torano, Piedimonte è il centro maggiore del comprensorio matesino.
Dalle montagne che lo circondano scendono tre corsi d’acqua: il Torano affluente di sinistra del fiume Volturno, che è collegato idrograficamente con il Lago Matese per scorrimenti sotterranei di natura carsica; il Rivo ed il Maretto, oggi poco visibili, che bagnano Piedimonte prima di confluire anch’essi nel Volturno.
Per le origini del nome non è possibile definire una data precisa, sicuramente anteriore all’anno 1000 perché è presente in documenti di questa data – per esempio nella donazione del Principe Pandolfo di Benevento del 18 dicembre 977 verso il Monastero di santa Maria in Cingla presso Ailano in cui si cita: «… terre in Pedemonte e Sepeczano …» e nel più recente accordo di cessione tra il Vescovo di Alife e lo stesso Monastero datato 1020 in cui si cita: «… quinta vero ad Pedas de monte ubi dicitur ad pentuma et petra cupa, era flubio Torano…» (petra cupa ora “Gola dell’Inferno”).
I reperti archeologici (armi litiche e terrecotte), come i resti delle mura megalitiche, testimoniano una presenza umana nella zona fin dall’età neolitica. Il Cila ospita un insediamento sannitico, collegato a quello in pianura, la Alife sannita conquistata dai Romani nel 326 a.C. Il luogo non raggiunse mai un’importanza rilevante poiché annesso alla vicina Alife, fiorente colonia romana.
Dopo il saccheggio di Alife nell’876, accolse parte della popolazione, ma appare citata soltanto nel 1168 come possesso di Novellone di Bussono. Federico II la concesse in feudo a Landolfo d’Aquino, che nel 1229 vi resistette vittoriosamente all’assedio del cardinale Pelagio, comandante delle truppe pontificie. Passata ai Della Leonessanel XIV secolo, nel 1383 fu ceduta definitivamente ai Gaetani d’Aragona. Nel Quattrocento, il piccolo borgo di Piedimonte cresce e vi vengono fondate nuove chiese. Assediata e conquistata dal cardinale Vitelleschi per conto del papa Eugenio IV nel 1437, fu nuovamente assediata dalle truppe del re di Napoli durante la congiura dei baroni e nel 1504 fu invasa e saccheggiata dagli spagnoli. In seguito prese a svilupparsi rapidamente come centro commerciale e manifatturiero (tessuti di lana e cotone). Fu così eretta a principato nel 1715, confermata in feudo ai Gaetani d’Aragona e nel 1730 ottenne il titolo di città dall’imperatore Carlo VI. Assediata e saccheggiata nuovamente dai francesi nel 1799, nel 1860 subì persecuzioni da parte dei Borboni, tornati in città dopo la proclamazione della caduta del Regno di Napoli.
Nel 1813 l’imprenditore svizzero Jean Jacques Egg impiantò il Cotonificio omonimo, una grande realtà industriale che, per molti decenni, fu la più moderna e grande industria del Regno delle Due Sicilie, giungendo a dare lavoro a più di duemila persone. Il 30 giugno 1914 venne inaugurata la stazione della ferrovia Alifana, tuttora in esercizio. Nell’aprile del 1923 vennero ultimati i lavori di realizzazione della centrale idroelettrica, che attingendo le acque del vicino lago Matese, giunge ai piedi del Monte Cila. Nel 1943, durante l’ultima Guerra Mondiale, ha subito gravi devastazioni. Il cotonificio, la principale industria assieme all’annesso convento del Carmine venne raso al suolo. Nel 1945 passò dalla provincia di Benevento a quella di Caserta. Dopo la guerra la centrale idroelettrica venne ricostruita. Su iniziativa del conte Antonio Gaetani rinacque anche il cotonificio, gestito però dalla ditta Radice di Milano che diede lavoro a più di 500 persone fino agli inizi degli anni 90, quando venne chiuso. Nel 1974 cambia il suffisso da Piedimonte d’Alife in Piedimonte Matese. Il 29 dicembre 2013, viene colpita da una scossa di terremoto di 4.9 gradi sulla scala Richter, e da altre scosse di assestamento, riportando danni lievi seppur visibili a numerose chiese e palazzi che sono stati chiusi. Il 20 gennaio 2014 lo sciame sismico riprende con una scossa di magnitudo 4.2 sulla scala Richter non peggiorando però i danni già presenti
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